"Che ore sono?" "Le 15, siamo in ritardo, hai caricato tutto? I cavi ci sono? I piatti?" "Cavolo il rullante é rimasto fuori dalla porta di casa, vado a prenderlo, aspetta."
Partiamo. Suona il cellulare, "ma dove siete finiti?" "Stiamo arrivando."
"Siamo in riserva fai benzina." "Ci mancava anche l'impedito di turno che non sa usare il self, finisce che il veglione se lo fa qui."
Finalmente arrivati, iniziamo a scaricare, custodie di ogni forma e dimensione, "non dimenticarti l'asta del charleston che nel morto non ci stava".
Anche gli altri scaricano, tastiere, chitarre, ukulele, basso, amplificatori e cavi, milioni di metri di cavi. E poi i monitor, le spie, le aste, i reggichitarre, pedali, altri cavi, i cavi non finiscono mai e non sono mai abbastanza.
"Allora ci siamo possiamo iniziare?", Il fonico richiama all ordine, imposta il sound check, termini e operazioni che sembrano uscite da un altro mondo, sembrano quasi magie e invece sono i cavi, i mixer, i computer portatili ed il fonico ovviamente che fanno tutto. "Proviamo le luci"
"ma quella blu mi prende in volto?"
"Oddio ho perso lo stage-plan, dov'è finito, era qui." Attimi di terrore. Poi il foglio esce fuori per fortuna.
Li osservo da distante come tante formiche operose. Ne avranno ancora per un'ora come minimo. Fa freddo. Faccio un giro del locale, é immenso, pieno di anfratti. Torno giù alle 19.30 hanno quasi finito.
Tra poco inizieranno a servire il cenone. Abbiamo un tavolo riservato come al solito.
"Non ci sono camerini per cambiarsi gli abiti di scena, sul palco fa freddo, in bagno non c'è spazio, voi come fate?"
"Oddio mi sono dimenticato il vestito a casa, vado a prenderlo faccio presto", "Ricordati il gatto", " No quello ce l ho, tranquilli".
Ore 20.30 tavolo degli artisti, sono arrivate anche le altre mogli, qualche figlio. Ma della cena manco l'ombra, "ma lo sanno che alle 22.30 dobbiamo iniziare?", "scusate ma il vino? Una bottiglia in 15 mi sembra un po' poco, vado in cucina". Iniziano ad arrivare i piatti colmi di torte salate. Fredde. Si inizia dagli artisti per ovvi motivi, ma la sala mormora. I primi piatti arrivano intorno alle 21.15. Freddi.
Poi non so, gli artisti si alzano da tavola, vanno a cambiarsi, chi in bagno, chi sul palco, chi in cucina. Altra prova luci. Ci sono tutti, é tutto pronto, manca il pubblico.
"Ma stanno ancora mangiando?"
"Dicono che ritarderemo fino alle 22.45, così finiscono e scendono giù a sentirci".
Ore 22.40 uno sciame iniziare ad arrivare, si portano le sedie, alcuni spostano delle panche di legno pesantissime, altri si accontentano di stare in piedi sotto i funghi del riscaldamento. Ore 22.46 si inizia, pubblico attentissimo alla parte teatrale, canta e si muove a tempo di musica, é coinvolto, risponde alle richieste degli artisti dal palco. Applausi ad ogni stacco. É quasi mezzanotte, parte il countdown, e loro sono lì sopra, continuano lo spettacolo come se non fossero uomini anche loro, come se non avessero le famiglie lì sotto ad attenderli, ci possono essere solo sguardi tra la folla che si muove, si abbraccia e brinda e le mogli sono lì che si fanno gli auguri tra loro e gli occhi al palco a chi vorrebbero baciare ed abbracciare in quel momento ma non si può c'è uno spettacolo da mandare avanti.
La gente inizia a scemare. É ora di chiudere. Ultimi applausi. Saluti. Complimenti. Gli artisti scendono dal palco, stringono mani, ringraziano gli amici, hanno ancora l'adrenalina in corpo, i volti non sono ancora tirati dalla stanchezza.
Questa
é la parte peggiore per me che non ho adrenalina da smaltire, sono le 3 del mattino passate e bisogna smontare tutto, rimettere nelle custodie, caricare le macchine, i furgoni, e poi in viaggio verso casa, un viaggio che sembra non finire mai, anche se breve. I cellulari che continuano a suonare, altri auguri, risponderemo domani, la stanchezza la fa da padrona su tutto. "Chiudi la macchina che non ce la faccio a scaricare adesso. Prendo solo i microfoni e i piatti." "E questa cos'è? Una scatola di cavi, ma é la tua?" "No" "Ma di chi é?" "Boh".
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