mercoledì 14 settembre 2016

La mia scelta di autoproduzione

Quando parlo del mio ideale di vita, fuori dal mondo e fuori dal mercato, vengo presa per matta, le persone mi guardano con gli occhi sgranati, si passa da un "ma chi te lo fa fare?" al ben più tragico (per me) "ma dove sta il problema un lavoro tu ce l'hai, non capisco perché dovresti fare una scelta del genere";
appunto, la gente non capisce, nell'immaginario comune l'ingegnere é la persona più felice del mondo, quindi non vi dovrebbero essere motivi sufficientemente validi perché io voglia lasciare il mio bel posto di lavoro; c'è da dire che tutte queste idee che affollano la mia mente sono sorte essenzialmente dopo il mio rientro dalla maternità; prima il mio lavoro mi piaceva, pensavo di fare il lavoro più bello del mondo, e niente avrebbe potuto scalfire questa mia convinzione.
Tutto questo PRIMA di tornare al lavoro da madre di bambino di 5 mesi e scoprire che:
-una madre é inaffidabile per cui non può certo occupare ruoli di responsabilità
-una madre é sicuramente meno capace di qualcuno che non ha mai fatto il suo precedente lavoro
-una madre che ha diritto all'orario ridotto per via dell'allattamento é un problema perché non parteciperà alle riunioni tutte strategicamente fissate nel suo orario di uscita
-una madre non farà mai straordinario

Ho pianto sei mesi prima durante e dopo l'orario di lavoro, sono stata spostata in 3 uffici diversi prima di trovare una scrivania stabile, ovviamente senza il mio consenso, visto che continuavo a mancare alle riunioni; il solo fatto di entrare in ascensore mi provoca conati quasi ogni mattina ancora adesso. Il disagio dovuto alla situazione é stato talmente forte che alla prima occasione ho chiesto il part-time a 30 ore, e adesso sto cercando di far quadrare i conti per diminuire il più possibile il tempo di permanenza in ufficio, e così, dopo queste premesse, ho scoperto il mondo dell'autoproduzione.
Come é ovvio, facendo da sé gran parte delle cose, il risparmio può essere notevole, ma in alcuni casi sono necessari alcuni esperimenti falliti per trovare la giusta soluzione. Diciamo che con un po' di pratica ho dimezzato le spese per gli alimenti, curando meglio l'orto, comprando quando necessario direttamente dal produttore, evitando il più possibile la grande distribuzione.
Inoltre, da quando la tv é diventata più che altro un soprammobile, non sento più l'impulso irrefrenabile ad avere uno Smartphone nuovo all'anno e neanche l'ultima innovazione tecnologica, al mio notebook si é rotta la barra spaziatrice (dopo 8 anni di onorato servizio) ed é almeno un anno che lo uso comunque. Qualcuno la chiamerebbe decrescita, ma secondo me é qualcosa di più complesso, chi decresce molte volte lo fa per necessità oppure perché é la moda del momento ma senza un reale bisogno e spesso investe il risparmio in qualche nuovo progetto, la mia idea invece sarebbe lavorare giusto il necessario per coprire le spese fisse (mutuo, assicurazioni, istruzione per il Nano) e risparmiare il mio tempo per fare qualcosa che non mi mandi in liquefazione il cervello per via dello stress e dell'umiliazione che mi provoca; che poi questo qualcosa sia stare tutto il tempo a leggere e scrivere recensioni di libri o cucinare come una pazza, poco importa, la vita è nel presente, mio figlio sarà piccolo solo una volta, non avrò altre possibilità di vivere, non posso rimandare ad un futuro incerto e lontano la mia salute. Sarò anche pazza ma voglio essere felice.

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